Tragedia in cinque atti, in versi e in prosa di William
Shakespeare, rappresentata probabilmente nel 1607. Antonio, in Alessandria,
è già schiavo della bellezza di Cleopatra e, quando vien
richiamato in patria in seguito alla morte della moglie Fulvia, riesce a
staccarsi dall'amata solo in virtù d'un indicibile sforzo. Tornato a Roma
per porre fine all'antagonismo esistente tra lui e Cesare, contrae matrimonio
con Ottavia, sorella dello stesso Cesare. Ciò suscita la gelosia di
Cleopatra, dal cui fascino Antonio è irresistibilmente richiamato. Torna
in Egitto e decade fisicamente e spiritualmente tra le braccia della matura
amante; infatti dopo la battaglia di Anzio, inseguito fino ad Alessandria da
Cesare, subisce la sconfitta definitiva. Raggiunto dalla falsa notizia della
morte di Cleopatra, invita Erote, suo seguace, a ucciderlo; questi si rifiuta e
preferisce uccidersi; Antonio segue il suo esempio. Portato al mausoleo, dove
Cleopatra è nascosta, muore tra le sue braccia, mentre Cleopatra, pur di
non assistere al trionfo di Cesare, si toglie la vita, lasciandosi mordere da un
aspide. È la tragedia dell'eroe vinto dalla passione: tragedia veemente,
ricca di forti sentimenti e di colori iridescenti, dal ritmo vivace e
modernissimo. Stupenda è la figura di Cleopatra, col suo gioco sinuoso e
mobile di ammaliatrice.